Pesche finte ripiene


Un fatto è innegabile: la cucina è memoria. Quando assaggiamo un piatto, incontriamo un ingrediente, ritroviamo un sapore, subito andiamo a ricercare nella nostra mente qualcosa che abbiamo assaggiato o qualcuno che ce l’ha preparato. Cerchiamo un legame, un nesso, per creare una sorta di trama, di mappa. Da arricchire e allungare. È un viaggio che parte da lontano, spesso dalla cucina delle nostre nonne per arrivare agli chef più raffinati, veri e propri artisti che giocano con i sapori, con la fantasia, in un flusso creativo fatto di ingredienti “autentici” a cui vengono aggiunti ricordi, esperienze, studi (e spesso anche i loro sogni…). Alla luce di queste riflessioni, quando abbiamo letto il bellissimo tema del Contest di Patty (Andante con gusto) “La commedia è servita” è stato inevitabile pensare a Fellini, e in particolare ad “Amarcord” (“a m’ arcord”, in romagnolo “mi ricordo”). Amarcord è il dipinto che Fellini fa della sua giovinezza e degli episodi che ha vissuto. O meglio: è la sua rilettura di adulto (in base a ciò che è rimasto impresso nella sua memoria) di quei fatti accaduti nella sua giovane età, e dunque inevitabilmente “filtrati”. Fellini in Amarcord parla dei nostri sogni, delle nostre visioni (impossibile non citare l’apparizione del transatlantico Rex…). E si rivolge alla nostra anima. Esattamente come la cucina. Ricordare Fellini quindi è anche ricordarsi un pò di noi, è arte popolare e raffinata allo stesso tempo, proprio come la ricetta che abbiamo immediatamente associato a questo contesto: le “pesche finte ripiene”. Che magia! Ogni volta che apparivano sulla tavola della nonna sembrava di essere in un sogno: come potevano materializzarsi in cucina delle cose così belle e perfette, semplicemente mischiando farina, zucchero e uova? Impossibile. E poi quel colore rosa, quella granella di zucchero, quella forma così scenografica… Impossibile non pensare a qualcosa di magico. A qualcosa che nasce dalla fantasia. Amarcord…

Pesche finte ripiene 

Ingredienti (per circa 20 dolcini):

250 gr di farina
50 gr di zucchero 
2 uova 
latte
60 gr burro
1/2 cubetto di lievito di birra
nutella (o marmellata o crema pasticciera)
alchermes

Fate sciogliere il lievito in un pò di latte tiepido, aggiungete 2 cucchiai abbondanti di farina e lasciate lievitare al caldo per circa 40 min. Nel frattempo in una ciotola mescolate il resto della farina con le uova il burro lo zucchero e infine il panetto lievitato. Aggiungete un pò di latte e formate con le mani una palla compatta ma che rimane leggermente appiccicosa. Lasciate lievitare l’impasto in un posto caldo per 1/2 ora coperto con un telo. Ricavatene poi tante palline grosse come noci che disporrete su una teglia rivestita da carta forno. Lasciate lievitare per un’altra 1/2 ora e poi mettete in forno a 180° per 15 minuti circa. Le palline non si devono colorare molto (confesso che per colpa del telefono stavo per fare un danno!). Una volta pronte fate raffreddare le palline poi accoppiatele due a due con un velo di nutella (o altro) immergetele nell’alchermes e infine nello zucchero.

Con questa ricetta partecipiamo al Contest La commedia è servita (per la sezione Commedia sofisticata) della carissima Patty del blog Andante con gusto!



20 Comments
  1. Sono divine e sapete anche per me le pesche dolci hanno un legame affettivo con la mia nonna che mi avevea insegnato a prepararle ed io le adorooooooo!!Sono proprio golosissime le vostre come ogni ricetta che ci presentate!!!Bacioni,Imma

  2. queste pesche sono un sogno!!!non ho mai provato a farle ma appena posso concedermi uno sfizio vado nella pasticceria di fiducia e ne prendo una (sì solo una perchè sono enormi) ^_^
    in bocca al lupo per il contest!!!
    bacio

  3. ma quanto avete ragione…la cucina e’ ricordo! E mi ricordo quando il nonno mi porto’ a casa per la prima volta queste pesche dolci…che festa! Non le ho mai mangiate buone come quelle, forse i ricordi sono l’ingrediente perduto, pero’ provero’ questa ricetta!
    Grazie!

    Un bacione!
    Paola

  4. adoro l’alchermes, devono essere favolose!
    E poi le ricette del ricordo hanno sempre un sapore speciale……..
    Vi abbraccio!

  5. Condivido il tuo pensiero, e mi piace come l’hai reso. Un viaggio nella memoria. Bello. Sembra bello anche questo contest, farò un salto da Patty per capire meglio di che si tratta. Buona serata 🙂

    B.

  6. Ahh le pesche ripiene. Che dolce delizioso e retrò. Avete proprio ragione, questo è un dolce della memoria, un dolce delle nonne, qualcosa che a vedersi sembre di una difficoltà estrema ma che uscito da quelle mani esperte, lasciava noi bambini a bocca aperta (prontamente riempita di bontà). Mi piace da matti questo abbinamento al film di Fellini, che per l’appunto ho rivisto recentissimamente. E’ veramente un film meraviglioso, con questi ricordi tra il sogno e la veglia, in cui è più forte l’emozione del ricordo che la veridicità del fatto. Grazie per aver partecipato con questa bella analisi. Vi inserisco subito nella commedia sofisticata. Un abbraccio, Pat

  7. la mia memoria delle pesche ripiene va dritta dritta ai pomeriggi al mare, quando Stefanina (una dolcissima signora sarda) mi insegnava a prepararle.. e poi per merenda grandi vassoi di seadas, pesche ripiene passate nello zucchero, pabassinas, formaggelle e quant’ altro..
    ancora oggi quando me le prepara per merenda sono peggio delle ciliegie, ma non resisto ai pomeriggi in veranda col tè freddo e le peschette..
    adesso ho il sorriso stampato sulla faccia per tutto il pomeriggio :O))))))
    bacino!

  8. Non so perché ma ho l’impressione di averle già assaggiate non so quando e non so dove…. Le proverò così da aiutare forse la mia memoria 😉
    hanno un aspetto invitante, praticamente perfette.
    Ciao e buona giornata
    Ficoeuva

  9. delizioseeeee… che altro dire? delizioseeeee 🙂
    i dolci che rievocano ricordi sono sempre i migliori

    P.S: il risottino qui sotto mi ispira un sacco… lo preparo stasera

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