Festa a Vico 2012: piatti da fine del mondo!

Magia. Probabilmente non esiste sostantivo più adatto per definire l’evento al quale abbiamo partecipato nei giorni scorsi. Come vi avevamo anticipato ci siamo fatte un regalo (in tutti i sensi) e ci siamo dirette in quel di Vico Equense alla Festa a Vico 2012, bellissima intuizione dello chef a doppia stella Gennaro Esposito, che da nove anni organizza questa splendida kermesse dedicata al mondo dell’enogastronomia e dei suoi principali interpreti. Ci chiediamo come riesca ad aggregare con questo spirito festoso, gioioso e rilassato i più grandi nomi del food italiano… Una magia, appunto. Quando la nostra amica Maida del Pont de Ferr ci aveva detto che questo evento era imperdibile, unico nel suo genere, non pensavamo di trovare quello che poi abbiamo trovato. Una festa per il palato, per gli occhi, per lo spirito. Tanti momenti divertenti ma soprattutto interessanti incontri e stimolanti confronti, spesso nati per caso, in riva al mare, tra un calice di bollicine e un bocconcino di mozzarella. Tra un piatto stellato e la sorprendente intuizione di una giovane promessa della cucina italiana, passando per eccellenze da gran gourmet, cocktail a base di bibite (che buono il Cedrito!) o birre senza glutine, margherita da urlo, pizza fritta & sfogliatelle. Una meraviglia. Ma da dove partiamo? Dai protagonisti della festa: gli Chef. Emergenti, stellati, giovani, celebri, timidi, simpatici, riservati, esuberanti, provocatori, raffinati, bravissimi, talentuosi. Chef per tutti i gusti. E in mezzo? Tanto. Tantissimo. Un’orgia di sapori e di sensazioni ma anche panorami mozzafiato, tramonti, barbecue e balli sulla spiaggia, tanto sole, il Vesuvio sullo sfondo e la chiesetta a picco sul mare della spiaggia di Seiano. Il tema portante di questa nona edizione, “…e tutti giù per terra, ovvero il mio piatto da fine del mondo!”, che scaramanticamente ricalca la profezia Maya, è stato trattato dagli chef nei modi più disparati. Coraggiose e spesso audaci le proposte degli chef emergenti, di scena al Bikini la sera di lunedì. Decisamente “personali” e affascinanti quelle degli stellati, protagonisti dell’affollatissima cena alle Axidie la serata seguente.

Riportare tutto quello che abbiamo vissuto e assaggiato è impossibile ma qualcosa, secondo noi, ha toccato il cuore. E rimarrà indelebile nella nostra memoria. Perciò, dalla A alla Z, ecco i nostri appunti su Vico:

A) Alessandro Negrini (Il luogo di Ajmo e Nadia, Milano) e la tartare di vitello sanato all’erba lippia e mostarda di pomodoro, con farina di ceci tostata. Un mix di eccellenze di regioni diverse, da nord a sud. Ottima, con quel sapore sorprendente e dolciastro della mostarda, “condita” dalla simpatia travolgente e intelligente di Stefania Moroni, strepitosa padrona di casa, che ha ricordato a tutti che per fare questo lavoro bisogna amare il contatto con la gente. E trasmettere qualcosa. Sempre. Brava.
B) Buco di Sorrento, con lo chef Giuseppe Aversa e quello scrigno di ricotta e noci con confettura di arance selvatiche: un (ulteriore) stimolo per programmare (con urgenza) un weekend in zona!
C) Moreno Cedroni (Madonnina del Pescatore, Senigallia, Ancona) ha proposto una Lasagnetta in bianco ai frutti di mare, salsa di cocco e prezzemolo che definiremmo semplicemente fantastica. Un piccolo capolavoro per gli occhi (con quei bei colori brillanti…) e per il palato (difficile tenere sotto controllo l’invadenza del cocco… ma non per lui, chiaramente, che le sue due stelle Michelin se le merita non solo per la cucina ma anche per la simpatia. Una bellissima conoscenza. Grandissimo, Moreno… Le “clienti indipendenti” ringraziano (e il partito delle UDP lo fonderemo davvero J). 

        

D) DOP. Come il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop. Sublime.
E) Eurofishmarket e il progetto “L’Amo” di Francesca Pelagotti, presente a Vico per promuovere una spesa consapevole dei prodotti ittici italiani e far conoscere e apprezzare gli oltre mille pesci di cui è ricco il nostro mare. Doveroso.

F)
Filippo La Mantia (Hotel Majestic, Roma) e la sua famosa Caponata di melanzane, con topping di granella di pistacchi. Very siciliana. Buona assai.

G) Giancarlo Morelli, “un piatto che un giorno vorrei eguagliare, il piatto di mia madre”. Ovvero “come ti mangio coniglio e polenta”. Ci è scesa una lacrima, ragazzi… A Morelli va anche il nostro premio speciale per la travolgente simpatia. Un mito!

H) È di base all’Hotel Hassler di Roma, Francesco Apreda, chef dell’Imàgo, che a Vico ha proposto dei Capellini aglio olio e peperoncino, anguilla affumicata e polvere di cacao: un sapore esaltante.

I) Indaco. Pasquale Palamaro dell’Indaco dell’Hotel Regina Isabella (Lacco Ameno) ci ha stupite con i suoi Aculei di mare, un finto riccio di mare con pane carasau al nero di seppia tostato, con del tuorlo all’interno per ricreare il sapore “forte” del riccio. Geniale.

J) Joaquin. Vini da sogno della cantina-glam di Raffaele Pagano, che ci ha incantate con i suoi racconti su Capri, Anacapri, le vigne sul mare, l’acacia. Il suo Fiano di Avellino era strepitoso.
K) Karl Baumgartner (Shoeneck, Falzes) ci ha stregate con la sua Salsiccia di vitella bollita su crema di patate e porri con spuma di senape: sapori del nord, tutti forti e diversi fra loro, fusi con gentilezza e armonia.Wow…
L) Liquirizia. Antonio Guida (Il Pellicano, Monte Argentario) ci ha fatto sognare con il Parfait alla liquirizia con cristalli di foglie di tabacco Kentucky e crema al caffè. Davvero accattivante.
M) Matias Perdomo (Al Pont de Ferr, Milano): ok, siamo di parte, lo ammettiamo, ma quell’uovo… quell’uovo proposto da Matias Perdomo, quel tuorlo su una corolla di mandorle tostate e latte affumicato…che ti arrivava “forte” in tutta la sua delicatezza al secondo boccone…è stato davvero Speciale. Speciale con la S maiuscola. Bravo Matias! E bravi a tutti i ragazzi del “Ponte”, che quest’anno a Vico ha debuttato tra gli Stellati!

N) Nino Di Costanzo (Il Mosaico c/o Hotel Manzi, Casamicciola) e il suo Giromondo, un bicchierino preparato con la pasta delle sfogliatelle, riempito con una crema leggerissima alla ricotta. Soave. Talmente invitante che alcuni ospiti non hanno avuto nemmeno la pazienza di aspettare che lo chef terminasse il suo dolce…Peccato.
O) ‘O Saracino: una pizza così è da Premio Oscar. Un ristorante così schietto è da segnare nell’agenda alla voce Posti del cuore.
P) Pier Giorgio Parini (Povero Diavolo di Torriana, Rimini) e il suo Rosso e Verde. Piatto cerebrale, moderno, un inno alle verdure (rapa rossa, carota, dragoncello…). Una visione, più che un piatto, che lo chef ha composto con difficoltà davanti al pubblico “impaziente” della serata. Bravo.
Q) Quisisana (Capri): la parmigiana di Melanzane in piedi dello chef Stefano Mazzone… che carina!
R) Ricordo. Franco Aliberti, chef patissier della brigata di Bottura (Osteria La Francescana, Modena) dal palco della spiaggia di Seiano ha “ricordato” l’incubo che stanno vivendo tutti gli abitanti dell’Emilia. Doveroso. E ha anche detto che nel piatto, secondo lui, deve sempre essere presente un ingrediente importante: il ricordo. Chapeau.
S) Claudio Sordi (La Piazzetta, Bologna) con le Alici vivaci in panzanella, cannolo croccante e mohito al basilico (quest’ultimo una vera “chicca”) e Andrea Sarri (Agrodolce, Imperia) con la Battuta di gamberi con asparagi violetti, pompelmo rosa in salsa acida speziata (di una freschezza commovente…).
T) Paolo Teverini (Bagno di Romagna) e i Cubetti di pasta fresca cucinati come un risotto ai funghi di bosco: da fine del mondo…
U) Unici. Come i salumi dell’Antica Corte Pallavicina (Polesine Parmense): il culatello di Zibello e lo Strolghino di culatello facevano… ululare!

V) Vittorio Fusari (Dispensa Pani&Vini, Torbiato di Adro) con la sua “Milanese che rinasce” (a cubetti) ci ha fatte rinascere sul serio! Ilario Vinciguerra (Gallarate), invece, con la Carne cruda, ciliegie e foie gras ha creato un connubio sorprendente: la ciliegia (cotta) ripiena di foie gras era da sballo…
Z) William Zonfa del Magione Papale (L’Aquila) e il suo Ritz di pollo, olive e pomodoro da mangiare in un boccone: delizioso.
Per concludere, lasciamo la “penna” a Giampiero Prozzo, che così descrive: “Una Woodstock patinata con al centro due cene a più di cento mani, protagonisti gli chef emergenti -prima- ed esclusivamente gli “stellati” -poi- in un tripudio di forchette, calici, foto ricordo e pacche sulla spalla. Si mangia, si beve, ci si incontra. Della utilità o della convenienza di tali simposi, si potrà discutere tutta la vita, però quando, con le prime bollicine tra le mani, il sole rosso morirà’ insanguinando la roccia, ognuno, su quelle pedane strappate agli scogli del Bikini o in bilico tra i centimetri che dividono le acque salate della piscina da quelle del mare delle Axidie, si scoprirà semplicemente felice di essere lì, testimone senza voce, alla proiezione di una di quelle pellicole alle quali sarebbe sempre piaciuto essere in prima fila. Da oggi ci sarà un anno per ricordarselo”. Noi ce lo ricorderemo di sicuro. La ciliegina sulla torta? Due: lo scopo benefico dell’evento e il fatto di aver condiviso TUTTO questo tra amiche…Evviva Gennaro, evviva Vico!

P.s. Vi siete mai chiesti qual è il vostro personalissimo piatto “da fine del mondo”?
9 Comments
  1. Quanto mi sarebbe piaciuto ragazze essere li con voi eppure eravamo cosi vicine…un evento veramente magico con una cornice che conosco benissssssimo!!Un bacione,Imma

  2. Odio l’ipad!!!!! La magia si respira attraverso le vostre parole e le foto dei tramonti sono bellissime!!! Avete fatto bene a regalarvi queste emozioni!!!mi viene la salivazione solo leggendovi…Pasquale Palamaro l’ ho conosciuto al Merano wine festival e il suo riccio di mare lo trovo geniale anche io…..grazie per aver condiviso questi momenti magici, buona domenica ragazze un bacio

  3. Ho letto con grande attenzione il vostro post, e con sincera invidia perché conosco di fama la festa di Vico e non ho ancora mai avuto occasione di potervi partecipare. E’ una delle cose che sogno da tempo. Posso immaginare le atmosfere, il senso di allegria e piacevolezza che ha pervaso quel piccolo borgo per i giorni della festa. Posso, se mi sforzo, sentire anche l’odore del mare. Ma non posso immaginare le meraviglie che vi siete godute, perché per quello si può solo sperare di assaggiarle. Tutti grandi nomi che mi mettono in soggezione al solo pensiero.
    Se posso, un personalissimo piatto da fine del mondo è proprio una cosa stupenda che ho assaggiato da Don Alfonso, una ricciola affumicata semplicemente paradisiaca. Tutt’ora me la risogno. Mi sa che lo starete facendo anche voi, dopo questo meraviglioso viaggio. Un grande abbraccio e grazie per la condivisione.
    Pat

  4. @patty: come ti ho scritto Patty il Don Alfonso resta una meta da sogno per noi…ma ci siamo promesse che torneremo da quelle parti prestissmo (un incanto, la Costiera) e allora…chissà se riusciremo ad assaggiare anche noi “quella” ricciola affumicata…
    baci!
    🙂

  5. Ragazze che meraviglia questo post!!! Anche io come Patty ho il mio piatto da fine del mondo: una meravigliosa pasta alla Nerano, mangiata da Don Alfonso…tantissimi anni fa. A parte lo scenario meraviglioso che essendo di Napoli ben conosco, quest’anno mi sarebbe piaciuto provare soprattutto i piatti degli emergenti che, secondo me, spaccheranno tutto a breve 🙂
    Un abbraccio e la prossima volta che passate da me avvertitemiiiii :-))

  6. Un reportage stupendo! Un bel mix di colori, profumi, sapori, emozioni che ti fa esclamare “Caspita, ci sarei voluta essere!”. E poi il binomio cucina-mare non può che conquistarmi, sempre.

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